William HAMILTON, Campi Phlegraei. Observations on the Volcanoes of the Two Sicilies,as they have been communicated to the Royal Society of London by Sir William Hamilton K. B. F. R. S. His Britannic Majesty’s envoy extraordinary…, Napoli, Pietro FABRIS (editore nel senso di venditore esclusivo), Francesco MORELLI (stampatore) 1776. Tavola XII. Acquaforte colorata a mano, cm. 39 x 21,5. Autore della gouache originale: Pietro FABRIS. Incisore e coloritore: Anonimo.
Basata su di un disegno “taken on the spot by Mr. Fabris, when that eruption was in its full force”(Didascalia della Tavola XII). La colorazione a mano della incisione ha coperto in molti esemplari i numeri richiamati nelle didascalie della tavola e altri dettagli.
Bibliografia. Sulla eruzione del 1760-1: Imbò 1984 p. 99; Nazzaro 2001, p. 156-7; Lirer et. al. 2005, p. 52; Ricciardi 2009, pp. 372-6. Sulle vicende editoriali e le tecniche esecutive delle tavole dei Campi Phlegraei: Knight 2000, in part. pp. 34-35; Jenkins and Sloan 1996, in part. 165-7; Wood 2006.
TEORIE
Teoria globale
Focolaio profondo
L’intensità dei fumi e la colorazione della lava, a fronte del cratere centrale quasi quiescente, enfatizzano la relativa autonomia degli eventi eccentrici rispetto al cratere principale e, conseguentemente, la dipendenza di essi e del cratere principale da un focolaio comune, più vasto e profondo. Diversamente Della Torre 1771 tav. IX n. 2 sottolinea la connessione e dipendenza dei fenomeni eruttivi eccentrici dal cratere principale: fumo solo dal cratere principale, emissioni laviche anche dal cratere principale.
[Didascalia della tavola XII] The object of this plate is to shew, that those who have asserted, that the seat of the fire is always towards the summit, or not lower than the middle of the Volcano, have been very ill informed. These New Mountains are at least four miles from the summit of Vesuvius, and almost in the plain. As the Earthquake which preceeded this eruption (and was caused undoubtedly by the confined lava) was sensibly felt at Naples, the seat of the fire must necessarily have been at a considerable depth, to have affected so great a space, for that City is more than 8 miles from the spot where the eruption happen’d
L’emersione dei nuovi monti a considerevole distanza dal Vesuvio e in pianura, come rappresentato e sottolineato nella tavola, è, secondo Hamilton, evidenza della estesione e forza del fenomeno, giustificabile solo ipotizzando una origine profonda del focolaio vulcanico, diversamente da quanto sostenuto da Borelli, Serao, Della Torre e altri studiosi dell’epoca.
Sul fondo a sinistra, indicate con i numeri 6 e 7, Napoli e la collina dei Camaldoli (fig. 1), secondo Hamilton zone di origine vulcanica come il Vesuvio, contribuiscono a collocare l’eruzione in un quadro più globale, anche se su scala regionale.
Orogenesi per accumulo
La rappresentazione enfatizza la forma conica del Monte Sant’Angelo e il suo isolato emergere in una pianura (indicato con il numero 2) (fig. 2), in modo simile alle “new little Mountains” (numero 3), cioè i “monticelli” emersi alle falde del Vesuvio nel 1760 e ad altri analoghi “little Mountains” chiamati Viuli e visibili, attraverso i fumi, in alto a destra (numero 4). Tutte queste neo-formazioni secondo Hamilton e De Bottis si erano formate secondariamente per accumulo di sostanze eruttate, al pari del Vesuvio. Secondo l’opposta teoria i vulcani erano monti “primari”, al pari delle altre montagne, esistenti sin dall’origine della creazione.
MUTAMENTI OROGRAFICI
Emersione di nuovi coni vulcanici
[Didascalia della Tavola XII] N. 3 New little Mountains raised by the explosion of volcanick matter during this eruption…N. 4 Little Mountains called Viuli raised by a preceeding eruption; but of what date is uncertain….
Nel corso della eruzione durata dal 23 dicempre 1760 al 5 gennaio 1761 si formarono ai piedi del Vesuvio almeno quindici coni di scorie, come indica Hamilton nella didascalia della Tavola XIII. I nuovi coni vulcanici sono quelli dai quali, alle falde del Vesuvio, emerge la lava. I più antichi coni sono visibili sulla destra del Vesuvio attraverso i fumi. Anche il Monte Sant’Angelo (numero 2), in pianura sulla sinistra, è altrove indicato da Hamilton come un monte emerso per cause vulcaniche in epoca antica. L’espressione “little Mountain” corrisponde all’italiano “monticello” usato da altri autori. In generale la teoria di Hamilton, espressa ad esempio all’inizio della Lettera V, prevede un originario sollevamento del vulcano (ipotesi che va nel senso della più tarda teoria dei crateri di sollevamento), cui segue la successiva apposizione di materiali emessi (orogenesi per accumulo).
COLATE LAVICHE
Viene rappresentata la colata diretta verso Sud e verso il mare, di origine eccentrica, da bocche, corrispondenti ai nuovi vulcani o monticelli, apertesi a circa 300 metri di altezza, sul fianco meridionale del Vesuvio. Tuttavia, nonostante questa sia la parte più appariscente, la tavola, nelle intenzioni di Hamilton, serve soprattutto a dimostrare l’emersione, a considerevole distanza dal Gran Cono, di nuovi piccoli vulcani, recenti o antichi.
Domenico Laurenza