Vesuvio 1631 CARAFA 1632

Gregorio CARAFA, In Opusculum de novissima Vesuvij Conflagratione Epistola Isagogica, Napoli, Francesco SAVIO (prima edizione), Egidio LONGO (seconda edizione), 1632. Incisione su rame, cm. 28,5 x 19,8. Disegnatore (?) e Incisore: Nicolas PERREY (NPerrey f[ecit]).

La tavola, molto più grande dei fogli del libro, risulta ripiegata, a differenza delle analoghe tavole del Perrey per i trattati di Giuliani (1632) e Mascolo (1633). Lo stato ante e post eruzione del cono, rappresentato in due tavole distinte in Giuliani e Mascolo, è qui ingegnosamente illustrato nella stessa immagine. Tuttavia tanti altri aspetti, dalle colate piroclastice elle indicazioni topografiche, sono quasi identici. Queste tre soluzioni iconografiche (Carafa, Giuliani, Mascolo), tutte incise dal Perrey, sono certamente tra loro connesse e formano un nucleo unitario di riflessione iconografica, alla cui definizione ed evoluzione parteciparono gli autori dei trattati in cui compaiono, ma verosimilmente anche l’incisore Perrey e Egidio Longo, editore sia del trattato di Giuliani che della seconda edizione, sempre nel 1632, del trattato di Carafa. Il problema merita più attenzione, trattandosi di una immagine pionieristica nel suo ambito. Segnalo anche che l’incisore Perrey risulta autore del frontespizio di un’opera filosofica del Carafa, stampata presso Francesco Savio,  includente anche il testo sul Vesuvio e non segnalata da Furcheim: De Naturali concursu causae primae cum secundis philosophicum opusculum…addita Epistola de Novissima Vesuvij conflagratione (Napoli, 1632). Esistono corrispondenze precise di contenuto tra testi e tavole che, anche in mancanza di espliciti rinvii, suggeriscono un ruolo degli autori dei rispettivi trattati (cfr. Giuliani). Per quanto riguarda Carafa, la didascalia dell’immagine, e quindi l’immagine, presentano, tra l’altro, varie indicazioni di distanze e variazioni di quote in “palmi napoletani” che integrano o ribadiscono quelle contenute nel testo (ad es. cap. I e II, inclusa la diminuzione di altezza del cono stimata, sia nel testo che in didascalia, 218 passi napoletani: sed 218 passibus Neapolitanis infra Cilii verticem decrevit. nel testo -p. 7 nella II ed.-; Post novissimum hoc Incendium decrevit passib.s Neap. 218, nella didascalia della tavola).  In un esemplare della prima edizione (Roma, Biblioteca Angelica) la tavola è alla fine del volume, mentre in vari esemplari della seconda edizione si trova tra le pag. 8 e 9 e cioè in corrispondenza dei testi di descrizione topografica (Cap. I, Situs Vesuvii ante conflagrationem  e Cap. II Crateris & Voraginis forma ante hoc novissimum incendium). Tuttavia va segnalato che alcuni esemplari da me esaminati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, sia della prima edizione del testo di Carafa (Francesco Savio 1632) che della seconda edizione (Egidio Longo 1632), sono privi della tavola incisa, apparentemente senza segni di manomissione (evidenti invece nel caso di altri testi vesuviani mancanti dell’originario apparato illustrativo). La differenza di carta tra incisione e libri e il formato molto diverso, fanno ipotizzare una circolazione anche indipendente dalla tavola.

Bibliografia. Furcheim 1897 p. 32; Bertoni 1976; Nazzaro 2001, pp. 25-28; Idem 2009, pp. 57-9; Idem 2014, pp. 139-43; Lirer et.al. 2005, pp. 31-39. Sul Perrey: Lofano 2014. Sulla eruzione del 1631 e la relativa documentazione: Nazzaro 2009, pp. 29-47; Idem 2001, pp. 18-32; Marturano e Scaramella; Tortora 1997 e 2008; Principe 1998; Ricciardi 2009, I, pp. 195 e ss.; Lirer et.al., pp. 31-39; De Mauro, 1984; Cocco 2013, pp. 52-112.

Immagine

Immagine

MUTAMENTI OROGRAFICI

L’immagine, al pari del testo, illustra, tra l’altro, l’abbassamento del cono del Vesuvio e la comparsa di bocche eruttive eccentriche.

Cono: distruzione

La parte collassata è più chiara. La linea tratteggiata M indica la distanza ante-eruzione tra il vertice del Somma e quello del Vesuvio (M Duo Montis iuga distabant ante incendium passib. Neap. 1000. Didascalia), mentre il nuovo orlo del cratere, indicato con D, risultò, secondo Carafa, più basso di 218 passi napoletani (1 palmo napoletano=cm 194), come indicato sia in didascalia che nel testo. Il valore di Carafa, ritenuto quello più affidabile rispetto a stime di altri autori, ha consentito recentemente di stimare in circa 481-483 metri l’abbassamento del cono (Nazzaro 2001, pp. 25-28; 2009, pp. 57-9; 2014, pp. 139-43). Diversamente da Giuliani 1632 e Mascolo 1633, il collassamento del cono spinge Carafa a misurazioni accurate più che a teorie.

[Cap. I; p. 7 nella II edizione] Veholus, priusquam capite huius funesti incendii paenas lueret, Cilio circiter 30 passibus Neapolit. eminebat, ut quidam ex locorum observatione coniecerunt, nunc capite mutilatus, nedum excedit, sed 218 passibus Neapolitanis infra Cilii verticem decrevit.

[Cap. IV; p. 12 nella II edizione]   Novus hic hiatus…[visitato da Carafa il 15 febbraio il cratere maggiore] …A latere dextero eiusdem oris circularis, incipit alius hiatus irregularis figurae, quae ad litteram G…

Solo una di queste due bocche eccentriche è rappresentata nella tavola (E), mentre la “lettera G” del testo sembra riferirsi alla forma della seconda bocca eruttiva e non è un richiamo alla tavola.

[Cap. XXVII; p. 87 in II ed.] Praesens Vesuvij status……Nam immanis vorago in vertice Veholi adhuc latissimo ore hians, per se formidanda est, & in dies magis igneo aestu superiora demoliente dilatatur, & intra barathri fauces & in ambitu montis exesi moles praecipites identidem ruunt.

COLONNA ERUTTIVA

Nubi vulcaniche

Fenomeni elettrici 

[Cap. V; p. 12 nella II edizione] …tetra & caliginosa nubes erumpebat, convolutis, turbinatisque voluminibus densarum exhalationum, obscuro, longoq.tractu sinuosa….

[p. 13] ….Ex postremis istis, quae tenuiores, minusque compactae erant, fulgurabant: densiores acrius excussae exiliebant in fulmina: quae, vel tortuoso motu per aerem ferebantur, vel vibratorum gladiorum instar, invicem concurrebant….ejus infima [partes] densiora, & obscuriora erant…media cinerea; summa candidabant…

 

ATTIVITÁ PIROCLASTICA

Colate piroclastiche

Colate di fango

Questa parte della tavola corrisponde alle immagini del Perrey pubblicate in Giuliani 1632 e Mascolo 1633.

[Cap. XIV Ignitis Cineris Torrentes; p. 31 nella II edizione. La mattina del 17 dicembre, si verificò un terremoto e quindi:] ex ambabus voraginibus, tum ea, quae in vertice monti iam pridem patebat; tum et altera, quae nuper prope Atria patefacta fuerat…erupisse undosos & tumentes candentis, liquatique cineris torrentes; qui in praeceps per montis declivia ruentes, partim ad Meridionale latus verus mare; partim ad Orientale…devoluti…per id tempus, quod totus Mons quasi liquesceret. [p. 32] Per idem tempus mare….aruit, relicta per centum fere passus nuda arena….[p. 34 e ss.. Avviene una seconda processione e le reliquie di San Gennaro allontanano le nubi vulcaniche facendo uscire il sole]. [Cap. XVIII Aquarum damnosa illuvio; p. 36] hanc aquarum copiam effuderint eaedem voragines e quibus cinereus torrens scaturivit [origine attribuita o a terremoto che aprì nuove sorgenti d’acqua o ad acqua del mare che entrò nel vulcano attraverso condotti sotterranei].

Domenico Laurenza

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