Vesuvio 1805 FISCHETTI 1805

Odoardo FISCHETTI. Veduta dell’interno del Vesuvio fatta disegnare dal Duca della Torre ai 25 del mese di Ottobre di questo corrente anno 1805….Gouache su pergamena, cm. 48,9 x 71,5 (56 x 72 secondo Santangelo, p. 52, n. 29). Napoli, Collezione privata.

Opera di estremo interesse storico, attestante da un lato l’alta qualità delle immagini vesuviane del Fischetti, pari a nostro avviso a quelle del Fabris per capacità documentativa, dall’altro la profondità degli interessi scientifici del committente Nicola Filomarino, committente e certamente “direttore scientifico” della ripresa. Il dipinto venne realizzato su commissione e istruzioni di Nicola Filomarino duca della Torre e non da Ascanio Filomarino come a volte affermato, in modo analogo ad almeno altre tre gouaches riproducenti lo stesso cratere nel 1819 e nel 1821. Secondo Musella e Ricciardi l’opera venne realizzata pochi giorni dopo l’ultima fuoriuscita di lava documentata dalla cronaca il 17 ottobre di quell’anno.

Bibliografia. Bertozzi 1997; Santangelo p. 41 e 52 n. 29; Tecce 1985, pp. 93 e 96; Musella e Ricciardi, p. 162.

 

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ROCCE E DEPOSITI

Per capacità rappresentativa di rocce e materiali vulcanici l’immagine è eguagliata solo da Hamilton/Fabris 1776, tav. xiv (che, pur riguardando un conetto esterno del Vesuvio, è un precedente iconografico), xxxxiii-liiii e 1779, iv-v. Esiste un’altra versione della stessa gouache, con minime varianti, dello stesso Fischetti nel Museo dell’Osservatorio Vesuviano (cf. T. Uzzo, M. .A. Di Vito, G. P. Ricciardi, S. de Vita, Il museo dell’osservatorio Vesuviano visto con gli occhi..., in Casapullo, Napoli e il Gigante..., Catanzaro, 2014 pp. 190-1).

Si riportano testi coevi vicini a questa immagine. In uno di essi Von Buch cita Nicola Filomarino. L’altro, dello stesso Filomarino, riguarda il 1804.

[Leopold Von Buch, Lettre de Mr. Léopold de Buch au Prof. Pictet, sur la dernière éruption du Vésuve et sur une experience galvanique nouvelle, in Bibliothèque britannique, vol. XXX, 1805, pp. 247-261; p. 248] Je m’occuppois pendant ce temp à lever le plan du cratère et ò en mesurer les hauteurs, dont quelquesunes avoient déjà été détermiées par Mr. Gay Lussac, quelques semaines auparavant […] [p. 253; agosto 1805] […] plusieurs fumaroles dispersés sur le mur f [cioè la parete interna del cratere]. Nous n’avons presque point vu de soufre: le champ jaune verdâtre, au bas de quelquesuns des cônes, qui ne ressemple pas male de loin à une verdure fanée, feroit croire à une couche de soufre au-dessus des scories: mais, cette couleur indique plutôt la présence d’un oxide métallique […] [p. 260] Nous avons quitté Naples le 19 [….] J’ignore absolument quels phénomènes ont eu lieu après notre départ […]. Au reste, nous connoitrons toutes les particularités de l’eruption par l’infatigable Duc de la Torre, qui étudie ces phénomenes avec une vraie passion de naturaliste, et qui joint à cet enthousiasme des connoissances peu communes.

 

[Nicola Filomarino, Relazione prima dell’eruzione del Vesuvio degli 11 Agosto fino ai 18 Settembre 1804; s.l. e s.d.; Napoli, 1804, p. 4, stato dell’interno del cratere del Vesuvio dopo l’eruzione del 1794 e prima di quella del 1804] …In mezzo di esso comparivano tre montagnole dell’altezza di palmi 50, dalle quali in Febrajo del 1799 furono rigettate pietre [p. 5] infuocate con strepito e fiamma…In queste montagnole si vedevano ancora aperte le bocche, dalle quali uscivano le solite fumarole di solfo e gas ammoniaco, ed all’intorno di esse si erano formate delle belle incrostazioni salino-solfuree abbondanti di diversi nitidissimi cristalli. [Seguono varie misurazioni dell’altezza delle formazioni endocrateroche e del cratere stesso, anche di Breislak. Quindi è una descrizione dell’inizio eruzione del 1804; p. 9] …ribassamento del mare…[analisi chimica delle acque marine ritiratesi e riscontro della presenza in esse di zolfo; p. 10]… Se tirata l’acqua nelle viscere del monte da una forza attrattiva possa questa decomporsi per mezzo delle sostanze bituminose solfuree, e piritose esistenti nel suo seno, e possa cagionare una eruzione, sarà questo un problema da sciogliersi da qualche bravo Chimico Geolognico…[p. 12. 11 agosto: inizia l’eruzione; p. 13, modifiche del cratere riscontrate in situ]… Il fondo del cratere si era molto ed inegualmente sollevato….Questo aumento era prodotto tanto dalla materia eruttata…quano dalle ebollizioni e fermetazioni che dovevavo prodursi nell’esplosione degli infuocati materiali. Nella parte che guarda il Sud Ovest si era formata una voragine…Da questa sortiva un fuoco così vivo…ed usciva a guisa di una colonna, in mezzo alla quale si vedevano chiaramente le pietre infuocate che…ricadevano quasi tutte dentro l’istesso cratere…Dalla detta bocca oltre di questa colonna di fuoco e di pietre sgorgava una materia rossa fluida a guisa di una pasta vetrosa, ed era una delle lave solite…Intorno a questa bocca si erano già formate varie montagnole…[p. 28; 1 settembre] L’interno del cratere mi si presentò molto differente…Il suo piano era quasi interamente ripieno sì dalla lava…quanto dalle pietre, da’ lapilli, e dalla cenere eruttata. Si erano formate in esso varie montagnole…ricoperte di leggieri scorie rivestite di una polevere finissima di sale ammoniaco e di solfo; ed uscivano dalle medesime delle fumarole…negli spazi che [p. 29] passavano tra dette montagnole vi erano degli ammassi di lava, che ancora fumava…Dov’era situata quella voragine descritta la notte de’ 14 di Agosto, si era formata la più alta di tutte [p. 30] le montagnole…Situato il mio solito termometro circa palmi 1000 lontano dalla lava non ostante il gran calore che da questa si sviluppava, la temperatura atmosferica non era alterata, anzi nella Capitale era marcata alle ore cinque di notte dal grado 24 e là discese al grado 19. Conficcato nell’istesso luogo l’elettrometro atmosferico m’indicò una grande elettricità, e fu maggiore l’allontanamento delle palline quando lo situai nel suolo, che quando lo sospesi soltanto nell’atmosfera….[p. 37. 7 settembre] …Quella lava che io disse essere ammassata vicino l’orlo del cratere era tutta ricoperta di una crosta salina composta di sale ammoniaco e di muriaco di soda, o sia sal marino comune. [In nota 7] Richiede un’analisi molto esatta questo saggio e non trascurerò di farla a miglior tempo. Allora si potrà decidere se questo sale possa essere nativo nelle viscere del monte, o somministrato dalle acque del mare, come io credo finora per congetture appoggiate sopra decisive osservazioni, che a suo tempo pubblicherò

 

MUTAMENTI OROGRAFICI

In questi anni i mutamenti dell’interno del cratere nel corso delle eruzioni e dell’attività stromboliana tra di esse sono rappresentati con grande attenzione. Cf. le rappresentazioni in pianta secondo i principi della nuova topografia scientifica in Pigonati, Filomarino 1805/2; Von Buch 1805; Breislak 1798**; Pigonati 1768.

 

COLATE LAVICHE

Viene rappresentata, in primo piano a destra, la colata lavica che esce dalla grande apertura del cratere a Sud-Ovest, dalla quale uscirono le lave delle eruzioni del 1804 e 1805. Cf. Von Buch 1805 per la topografia di queste lave.

Domenico Laurenza

 

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