Vesuvio 1755 DELLA TORRE 1755 tav. VIII

Giovanni Maria DELLA TORRE, Storia e Fenomeni del Vesuvio, Napoli, Giuseppe RAIMONDI, 1755. Tavola VIII. Incisione su rame. Disegnatore: Giovanni Maria DELLA TORRE ?. Incisore: Giuseppe ALOJA.

Della Torre scrive che, nel corso di una escursione sul Vesuvio, scoperto un grottone, consultommi di farne il disegno, che feci immediatamente incidere (p. 80; vedi più avanti). Diversamente dalle altre tavole del trattato (eccettuata la VI), Giuseppe Aloja è indicato solo come incisore. Può il disegno, o un suo abbozzo iniziale, essere attribuito allo stesso Della Torre (al pari della tavola VI)? Egli scrive anche che era solito realizzare escursioni sul Vesuvio e notare sopra una carta quello che andava osservando (p. 81). Questi appunti includevano anche disegni? Cf. anche quanto scrive nella Prefazione, p. 1, a proposito di disegni da lui eseguiti con una “camera ottica” (Della Torre 1755, tav. I-VIII).

Sia questa che le altre tavole del trattato hanno un realismo descrittivo nello stile dei trattati di storia naturale diverso dal carattere più schematico delle illustrazioni di altri due testi scientifici del Della Torre (Scienza della natura generale…, Napoli, 1748-9 e Nuove osservazioni intorno la storia naturale…, Napoli, 1763), influenzate, queste ultime, da modelli newtoniani inglesi tipo J. Theophilus Desaguliers (e.g. A Course of Experimental Philosophy, London, 1734).

Bibliografia. Su Della Torre: Furcheim 1897 pp. 194-5;  Baldini 1989; Nazzaro 2001 pp. 76-8; Toscano 2009, pp. 223-4; Cocco 2013 pp. 199-201. Sulla fase eruttiva del 1754-55: Nazzaro 2001, pp. 150-6; Lirer et al. 2005, pp. 50-51; Ricciardi 2009, pp. 359-68.

ROCCE E DEPOSITI

Lava solidificata

[p. 80] […] visitando le varie aperture fatte nel vallone della lava uscita, e le sensibili alzate di sassi calcinati, e di materia vetrificata, si fece adito per entrare nell’ultima bocca, ove osservato un vasto grottone a simiglianza [p. 81] d’un rotondo tempio, che tutto terminasse in una cupola, immediatamente scoperto mi fece avvisato, e consultommi di farne il disegno, che feci immediatamente incidere, come si vede nella Tavola VIII. La materia uscita dalle radici del Vesuvio s’era da per se formata nel piano del vallone, come una specie d’acquidotto lungo più di 100 palmi, e in fine di questo il tempio, come si vede delineato, che terminava in due vasche, le quali parevano tutte d’un sodo, e continuato mattone formate. Per questo lungo canale, pel tempio, e per le vasche era scorsa l’ultima lava uscita, e s’era pel vallone dispersa…Erano tutti i sassi del pavimento del tempio ricoperti d’una finissima, e bianchissima materia salina, come ancora le pareti, e la volta, da cui pendevano alcune, come stalagmiti ricoperte di sottilissime, e piccole laminette di più colori; onde servivano di vaghezza e d’ornamento.

TEORIE

Teoria localistica

Il fenomeno eruttivo rappresentato è come scorporato dal contesto geografico generale e presentato come un fenomeno locale, topograficamente limitato e quasi isolato. Della Torre interpreta infatti il vulcanesimo come un fenomeno locale e ritiene che il Vesuvio abbia avuto sempre la stessa forma, solo minimamente e superficialmente alterata dai fenomeni eruttivi.

Teorie chimiche

[Didascalia della tavola] c Sassi calcinati e coperti di materia salina.

L’arco di accesso alla grotta esternamente e in alto (“c”) mostra formazioni biancastre. Negando la teoria globale del fuoco centrale della terra, Della Torre spiega il vulcanesimo come esito di processi locali come la fermentazioni delle piriti e la calcinazione o eliminazione di volatili da un solido per effetto del calore con produzione di sostanze tipo pomice. Della Torre distingue, in modo non chiaro, tra pomici, sassi calcinati e materia spongosa: [pp. 91-92] Le pomici, o sassi calcinati, così dette, perchè sebbene più brune e più pesanti, sono ciò non ostante molto simili alle pomici comuni

Lusus naturae

Pur avendo perso il valore esplicativo avuto in passato, la teoria del lusus naturae continua ad essere utilizzata come metafora nella descrizione “architettonica” del grottone e delle sue parti. La natura sembra giocare come un artista nel creare le sue forme.

 

Domenico Laurenza

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