Vesuvio 1754-1755 DELLA TORRE 1755 tav. I-VIII

Giovanni Maria DELLA TORRE, Storia e Fenomeni del Vesuvio, Napoli, Giuseppe RAIMONDI, 1755. Tavole I-VIII. Incisioni su rame. Disegnatori: Giovanni Maria DELLA TORRE e Giuseppe ALOJA. Incisore: Giuseppe ALOJA (Gius. Aloja delin. et incise).

Stando a quanto dichiara nella Prefazione (p. 1; vedi sotto), lo stesso Della Torre eseguì disegni sul posto, poi evidentemente rielaborati da Aloja, che firma come disegnatore e incisore le tavole I-V e VII (Gius. Aloja delin. et incise), come incisore la tav. VIII (Giusep. Aloja Incise), mentre la tav. VI non reca firma (segno di una sua minore rielaborazione?).Vedi anche Della Torre 1755 tav. VIII.

Le tavole, diversamente da quelle inserite in opere più tarde (Della Torre 1767 e Della Torre 1768/1771), non danno particolare attenzione alle variazioni di forma del cratere, coerentemente con la interpretazione di Della Torre dei vulcani come montagne prive di evoluzione strutturale nel tempo. Questo anti-storicismo, in senso geologico, contrasta con la cura riservata dal Della Torre alla rappresentazione, in varie tavole, di colate laviche successive nel tempo, l’aspetto forse più apprezzato delle sua opera.

Buona parte delle immagini, definite da Della Torre come prospetti, creano un percorso visivo unitario e molto articolato destinato ad accompagnare  il lettore nella lettura del Capitolo I (Stato presente del Vesuvio). Il Vesuvio è rappresentato prima nel suo aspetto esterno da quattro successivi punti di vista (Napoli: tav. I; Boscotrecase località La Nunziatella: tav. II; Boscotrecase località L’Oratorio: tav. III; Ottaviano: tav. IV), quindi nel suo aspetto interno (Atrio del Cavallo: tav. V; interno del cratere: tav. VI figure n. 1 e 2 e tav. VII). Si tratta in tutto di otto immagini contenute in sette tavole. Della Torre si riferisce verosimilmente a queste sette immagini nella Prefazione (p. 1): Acciocchè mi riuscisse più agevole di descrivere nel primo capo lo stato presente del Vesuvio, ho giudicato d’esporre i suoi principali prospetti al di fuori, e al di dentro, cominciando il cammino da Napoli fino a Ottajano, che comprende più della metà del giro, che si può fare intorno il Vesuvio, con cui si forma una sufficiente idea della sua situazione, e delle facce diverse, che mostra guardato da più luoghi. Questo è stato eseguito in sette tavole in Rame, i disegni delle quali presi accuratamente colla camera Ottica, sono stati di poi con esattezza compiuti ne’ luoghi stessi, che s’accennano nelle tavole, colla direzione presa per mezzo della bussola… Queste otto immagini insieme alle figure 3 e 4 della tavola VI e alla tavola VII creano poi un ulteriore e più completo percorso visivo, rispondente a precise impostazioni teoriche (vedi in basso Teorie).

Bibliografia.  Su Della Torre: Baldini 1989; Nazzaro 2001, pp. 76-78;  Toscano 2009, pp. 223-4; Cocco 2013, pp. 195-204. Sulla fase eruttiva del 1754-55: Nazzaro 2001, pp. 150-6; Lirer et al. 2005, pp. 50-51; Ricciardi 2009, pp. 359-68.

Tav. I

Tav. II

Tav. III

Tav. IV

Tav. V

Tav. VI

Tav. VII

TEORIE

Teoria localistica

Nel loro insieme le tavole creano un percorso di progressivo avvicinamento visivo al Vesuvio che si conslude con i fenomeni “locali” rappresnetati in visione ravvicinata e cioè le singole colate laviche (tav. VI fig. 3 e 4) e i fenomeni eruttivi endocraterici (tav. VI fig. 1 e 2 e tav. VII) ed esocraterici (tav. VIII). Della Torre, specie nel capitolo teorico del trattato (Cap. VI, Spiegazione dei fenomeni osservati negl’incendj del Vesuvio), considera i vulcani come fenomeni locali e non come parte di un sistema globale della terra, contrapponendo il meccanismo del calore potenziale (fenomeni eruttivi discontinui, occasionali, locali, superficiali) al calore attuale (fuoco perenne, situato in profondità all’ interno della terra alimentante su scala globale tutti i vulcani della terra).

Le immagini creano un percorso di progressivo “ingrandimento” e “focalizzazione” di ciò che conta nell’ambito della teoria localistica. Della Torre sembra applicare al sito vulcanico  una visualizzazione progressivamente ingrandita, analoga a quella che, utilizzando il “microscopio”, egli mette in opera in  ricerche e illustrazioni di ambito non vulcanologico (Nuove osservazioni intorno la storia naturale…, Napoli, 1763). Nella dedica al re, preposta al trattato sul Vesuvio, ricorda l’ammirazione del sovrano per l’osservazione al microscopio: Di questo n’ebbi una chiara pruova, quando mi fu concesso l’onore dalla Maestà Vostra d’ammirare la diligenza, che usate nell’esaminare i minimi oggetti col Microscopio.

COLATE LAVICHE

L’aspetto più innovativo è la rappresentazione in una stessa tavola di colate laviche risalenti ad eventi eruttivi distanti nel tempo. Le varie lave sono differenziate nel tono più o meno scuro. Si tratta di rappresentazioni “stratigrafiche”, anche se relative a lassi di tempo limitati. Tavola I: lave del 1631 e 1737. Tavola II: 1717, 1712, 1730, 1751, 1754. Tavola III: 1712, 1717, 1737, 1751, 1754. Tavola IV: 1723, 1730, 1751, 1754. Tavola V: 1751, 1754.

Domenico Laurenza

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