Etna 1637-1638 KIRCHER 1664-1665

Athanasius KIRCHER, Typus Montis Aetnae ab Authore observati A.° 1637, in Mundus Subterraneus, Amsterdam, Joannem JANSSONIUM e Elizeum WEYERSTRATEN, 1664-1665. Tomo I. Tavola tra pag. 186-187. Incisione su rame, cm. 40,1 x 31,1. Disegnatore:  Johann Paul SCHOR e Athanasius KIRCHER? Incisore: Theodor MATHAM?

La tavola occupa, come quella del Vesuvio due intere pagine. Non reca il nome del disegnatore e dell’incisore, ma, come nel caso della tavola con il Vesuvio, potrebbe essere riferita agli autori che firmano il frontespizio del trattato. Non sono noti disegni certi di Kircher dell’Etna (si cf. tuttavia Kircher 1657-1660 ). Ad ogni modo la corrispondenza tra tavola e testo implica, come nel caso del Vesuvio, una attiva partecipazione di Kircher alla elaborazione dell’immagine. Il titolo della incisione reca la data 1637, ma come si ricava dal testo (Prefatio, cap. II e Tomo I, p. 186) Kircher assistè ad una eruzione dell’Etna nel marzo 1638. Tuttavia, trattandosi di una lunga eruzione (1634-1638), è possibile che Kircher iniziò ad osservare l’Etna anche nel viaggio di andata verso Malta nel 1637.

Bibliografia. Morello 2001 e 2004; Margolin 2001, in part. p. 220; Godwin 2009, pp. 131-4; Guidoboni, Ciuccarelli et al. 2014, pp. 427-478; Abate e Branca 2015, pp. 14-20. Su Schor: Strunck 2008.

TEORIE

Teoria globale

Diversamente dalla tavola con il Vesuvio, questa dell’Etna rappresenta, in primo piano, il mare molto agitato. L’esperienza di viaggio dalla Sicilia verso la Calabria (marzo 1638) pone Kircher di fronte a più eventi concomintanti: mare agitato con inusitati mulinelli conici nell’area di Scilla; Etna e Stromboli in eruzioni più forti del solito; infine il terremoto in Calabria che dà nome al capitolo (De horrendis Terrae motibus, Anno 1638, in Calabria...). Questo potè avere un ruolo nel generare la concezione globale del vulcanesimo più tardi sviluppata nel Mundus.

[Praefatio. Cap. II. 27 Marzo 1638]....Mare eo ipso die praeter solitum aestuabat & ingentes circa Scyllae potissimum locum tot naufragiis infamen, vortices turbinato descensu agebat…Ego Aetnam & Strongylum [i.e.: Stromboli] diligentius intuitus, eos ingentes fumorum globos, montium adinstar, praeter solitum eructare notabam […].

Andrà anche considerato il flusso (di lava?) che originato dal monte, e quindi dal mondo sotterraneo, come un fiume sembra riversarsi in mare secondo la concezione circolare e globale di Kircher.

MUTAMENTI OROGRAFICI

Cono: formazione

Cono: distruzione

Kircher sottolinea come la forma e le dimensioni del cratere sommitale variano continuamente nel corso delle varie eruzioni e come esso da un lato si accresce per apposizione del materiale eruttato e dall’altro viene eroso e rimpicciolito a casua dell’azione di vari agenti legati all’eruzione o meno.

[p. 186] ...tota superioris Montis materia nihil aliud esse videtur quam incomposita suspensaque in se moles cinerum, pumicum, lapidumque, quos lithanthrarces vocant.

Nell’immagine le pietre emesse dal cratere sembrano da un lato, nel loro depositarsi al suolo, suggerire la loro funzione costruttiva, dall’altro, apparendo anche come frutto della frantumazione del monte, alludere al loro significato distruttivo. Si tratta comunque di eventi ciclici che, secondo Kircher, mantengono sostanzialmente stabile la struttura del vulcano nel suo complesso (Morello 2001, p. 187).

COLONNA ERUTTIVA

Bombe vulcaniche

La lunga eruzione del 1634-1638 nella fase terminale (1637-1638) fu caratterizzata da emissione sommitale di fumo (Guidoboni, Ciuccarelli et al. 2014, pp. 438-50). L’immagine, oltre al fumo, include sassi di varia grandezza emessi dal cratere. Probabilmente si trattò quindi di attività esplosiva più complessa.

 

ROCCE E DEPOSITI

Massi e pietre di varia dimensione, eruttati dall’Etna, sono rappresentati al suolo, a vari livelli. Cf. nel brano citato sopra il termime lithanthraces apparentemente riferito anche ai materiali lapidei emessi dal vulcano.

MAPPE

Sebbene, come nel caso del Vesuvio, il contenuto topografico dell’immagine è minimo (si veda l’accenno simbolico alla posizione di Catania), tuttavia la tavola sembra voler suggerire la successione diversificata della flora e dell’aspetto del vulcano dal basso verso l’alto, così come è descritta nel testo:

[p. 186]…60 vero, vel ut alii 100 millium passuum radicibus circumfusis spacium occupat, pinguibus circumjacentibus arvis, vinetis, pascuis foecundus, pinetisque ac fagis altissimisque abietibus nemorosus, ad summum vero verticem instabili cinere pumiceque confragosus, per vastissimum 12 milliarum in ambitu fatiscit craterem…

Quasi tutte queste specie arboree sono riconoscibili nella tavola. Le vigne, in particolare, rappresentate da una serie di piccole spirali verticali (fig. 1), visibili anche nel caso della incisione del Vesuvio, potrebbero essere una rappresentazione schematica del tipo di coltivazione a tralci indipendenti.

Domenico Laurenza

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