Vesuvio 1631-1694 BULIFON 1696

Antonio BULIFON, Raguaglio istorico dell’incendio del Monte Vesuvio succeduto nel mese d’aprile MDCLXXXXIV. Con una breve notizia degl’incendj antecedenti, Napoli, Antonio BULIFON 1696. Tavola all’inizio del volume. Incisione su rame. Disegnatore: Giacomo DEL PO. Incisisore: Teresa DEL PO.

L’immagine principale rappresenta l’eruzione del Vesuvio del 1694, alla quale Bulifon assiste direttamente. Le due immagini più piccole rappresentano lo stato del vulcano prima e dopo l’eruzione del 1631, ricostruito in base alle incisioni del Perrey del 1632-1633. La tavola, più raffinata di quella in Bulifon 1693, venne disegnata da un pittore celebre, Giacomo del Po, e incisa dalla sorella Teresa del Po. L’artista, insieme ad eruditi e scienziati, era parte del gruppo con il quale Bulifon era solito esplorare il Vesuvio: [p.68]  Il 21 [aprile 1694] poi Mercordì vi ritornai di nuovo coll’eruditissimo Sacerdote S. Giacomo Fodero, col celebre e famoso Dipintore Giacomo del Pò e col Chirico Filippo mio figliuolo, portando con noi della creta per formare il modello del Monte.  La tavola venne pubblicata prima nella Lettera nella quale si dà distinto ragguaglio dell’incendio del Vesuvio succeduto nel mese d’Aprile 1694… (Napoli, Giuseppe Roselli, 1694), quindi nel Raguaglio del 1696.

Bibliografia. Su Bulifon: Furcheim 1897 pp. 26-8; Cortese 1932; De Caro 1972; Cocco 2013, pp. 177-8. Sulla eruzione del 1694: Imbò 1981, pp. 57-61; Nazzaro 2001, pp. 136-7; Arrighi et al. 2001; Lirer et al. 2005 p. 43; Ricciardi 2009, pp. 300.

MUTAMENTI OROGRAFICI

Cono: distruzione

Cono: riformazione

Più che in Bulifon 1693, qui l’accento è sul processo ricostruttivo che avveniva in modo evidente all’interno del cratere del 1694 e che viene rappresentato nell’immagine principale, mentre al processo distruttivo (abbasamento del cono) avvenuto nel 1631 sono dedicate le due immagini minori.

[Sul 1631; p. 18-19] …Da questo tempo [1504 e prima] insino all’anno 1631 si osservarono queste due cime [Somma e Vesuvio] quasi d’una uguale altezza…

[Sul 1694; p. 8-9] …In questa cima…v’ha ora un’ampia, e spaziosa pianura…ove sorge un’altro monticello fatto  dall’istesse pietre, e dall’erene uscite fuori in più volte dall’antica voragine pochi anni sono…L’altezza di questo picciol monte, per quel che si vede si stima poco men che 250 passi, e nella sua sommittà è una voragine dalla quale veggonsi uscire nel tempo che s’accende (come quest’anno è accaduto) gran quantità di fuoco, pietre, ceneri ed arene.

Il monticello è quello dal quale origina la colonna eruttiva, nella rappresentazione principale. La formazione del monticello, all’interno della caldera creatasi nel 1631, avvenne progressivamente nel corso delle eruzioni del 1682, 1685 e 1689.

COLONNA ERUTTIVA

[Sul 1694; p. 55-57]…un fumo assai condenso, che la solita forma d’un pino in aria facea; e poco appresso si videro sbalzar dall’empito del fuoco pietre grossissime…. Quivi [all’interno della caldera, in corrispondenza del monticello] vidi primieramente uscire dalla voragine del picciol monte incessantemente in ogni sgorgo che faceva, cotanta quantità di sassi infocati…In oltre l’arena, che altresì era cacciata fuori, allo spirar del vento, giva a cadere in parte assai lontane.

L’arena è forse quella che, nella rappresentazione principale della tavola, cade in basso dalla colonna eruttiva, lateralmente e alla sua base, vicino al cratere, dove sono anche riconoscibili lanci di pietre grossissime.

Sembra anche suggerito un confronto con l’aspetto della colonna eruttiva del 1631.

COLATE LAVICHE

[p. 55] ….un ampio canale di certa bituminosa materia infocata…con corso assai lento calava giù dal piano, ch’è nella sommità del Monte antico….[p. 57] Quivi vidi primieramente uscire dalla voragine del picciol monte incessantemente in ogni sgorgo che faceva, cotanta quantità di sassi infocati… Poscia di tutta la riferita pianura…in quel lato, che verso [p. 58] Napoli riguarda…esser tutta piena di pietre assai dure, formate dalla medesima materia bituminosa, che rimanendo fluida di sotto, le portava lentamente a galla….Questa avendo già superato gli orli della pianura…veniva a sgorgare in due luoghi diversi….facendo nel cadere due strade diverse, in una delle quali si vedeva aver caminato verso Torre del Greco…L’altra strada...[p. 59] era verso Napoli…essendosene ripieni allora poco men che due profondi valloni….

Sia le due colate laviche, sia le pietre accumulatesi all’interno della caldera alla base del monticello sono visibili nella tavola.

Domenico Laurenza

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