Giuseppe RECUPERO, Storia naturale e generale dell’Etna, a cura di Agatino RECUPERO, Catania, Stamperia della Regia Università degli Studj, 1815, vol. 1 e vol. 2. Tav. VII. Incisione su rame. Incisore: Antonio ZACCO.
La tav. VII dell’opera postuma di Giuseppe Recupero si iscrive in continuità con le tav. II, V e VI e propone una raffigurazione del quarto e ultimo versante dell’Etna, cioè quello occidentale, visto dalle vicinanze dell’abitato di Adernò (oggi Adrano) che si scorge al centro della scena. La tavola si distingue però dalle precedenti, poiché non costituisce un semplice panorama dell’Etna, ma appartiene alla categoria delle scene di eruzione. Si tratta infatti di una veduta notturna della spettacolare eruzione del 1787 e, in particolare, dei fenomeni che si verificarono tra il 17 e il 19 luglio di quell’anno.
La tavola fu certamente prodotta su impulso di Agatino Recupero, che curò la pubblicazione dell’opera dello zio defunto nel 1778 e la aggiornò con la descrizione delle eruzioni più recenti, compresa quella del 1787 alla quale assistette personalmente. La realizzazione fu affidata all’incisore catanese Antonio Zacco, autore anche di altre tavole del volume.
Per la tav. III si veda la relativa scheda. La tav. IV dell’opera è riprodotta da Recupero 1755.
Bibliografia. Su Giuseppe Recupero: Candela 2016. Su Zacco: Gallo 2000, pp. 86-87. Sull’eruzione del 1787: Alessi 1829-1835; Branca, Del Carlo, Behncke, Bonfanti 2025; Tanguy 1981.
COLATE LAVICHE
La tavola mostra tre distinte colate laviche fiammeggianti, che prendono diverse direzioni lungo il versante occidentale dell’Etna e che furono eruttate dal cratere centrale il 17, il 18 e il 19 luglio 1787:
[II, p. 150, 17 luglio] “La lava era più abbondante, e scolava dietro uno dei monticelli che formano il bicorne dell’Etna”.
[II, p. 151, 18 luglio] “Alcuni corsi di lava precipitaronsi al basso, ed andarono a sporcare il piano del Lago […] Da Bronte giunsero quindi gli avvisi, che nella stessa notte de’ 18 un corso di lava dal Cratere investendo il bosco vicino a quella Città ed avanzandosi più miglia in poco tempo, vi avea cagionato il più vivo spavento [Gioeni]”
COLONNA ERUTTIVA
Nubi vulcaniche
Nell’immagine si osserva un’imponente colonna di fumo, scorie e ceneri che sovrasta il cratere del vulcano e che si sviluppò a partire dalla sera del 18 luglio:
[II, p. 150] “Verso le ore 18 dal gran Cratere venne fuori un copiosissimo fumo, e nello stesso tempo sentivansi scotimenti di terra ed un cupo romoreggiare. Il fumo che si avanzava di secondo in secondo veniva sospinto dal vento ponente, e si diresse per un arco esteso del nostro orientale orizzonte, per lo che l’aria s’imbrunì. Sulle ore 20 incominciò la pioggia di arena nera e lucida, la quale nella bassa falda dell’Etna era minutissima, ma nelle parti più elevate della costa orientale era come lapilli; essa cresceva di volume, a misura che avvicinavasi alla cima, da cui vomitavasi”.
[II, p. 151] “Il Cielo era coperto di quel tetro fumo, il quale formava un denso nuvolato nella direzione del sud-est della Montagna, assai nojoso all’aspetto e rincrescevole per la continua pioggia d’arena nera, che cadde in tutte quelle contrade fino al di là del mare”.
Bombe vulcaniche
Pietre infuocate
All’interno della colonna di fumo, scagliati in alto dal cratere, si notano materiali piroclastici di varia dimensione, comprese quelle che possono essere identificate come bombe vulcaniche:
[II, p. 151] “Le grosse masse infocate che scagliavansi in alto erano sensibilmente visibili stante la loro grossa mole […] Esse perlomeno impiegavano nel ricadere 26 secondi, ossia innalzavansi 10140 piedi”.
Fontane di lava
Sulla verticale del cratere è raffigurata una luminosa fontana di lava che si eleva a notevole altezza e, insieme alle nubi di fumo, sembra formare un cono rovesciato che rispecchia il cono del vulcano:
[II, pp. 150-151] “Innalzavansi da quella vetta molti coni di fiamme, e due segnatamente, uno dalla parte del nord, e l’altro del sud, con un continuo alternativo moto di elevazione e di depressione; i rutti di materia fusa eransi fatti più copiosi. Alle ore tre e mezza incirca presentossi un nuovo spettacolo. La cima del Monte era divenuta una massa infocata. Le colonne di fumo erano d’una altezza immensa. I due monticelli del bicorne sembravano essersi troncati, ed il luogo, ove dividonsi, parea la base d’un grandissimo cono di fiamme. Questo cono era così alto, che a giudicarne dall’occhio, la sua Verticale elevazione equivaleva all’altezza dell’Etna, talché la sua Vetta può dirsi il punto di divisione tra questi due grandiosi corpi, cioè la montagna conica e la colonna di fuoco […] Egli era un bel piacere veder di notte tempo quelle colonne di fuoco di smisurata altezza, che a diverse riprese elevavansi dal sommo Cratere, accompagnate da immensi turbini di denso fumo”.
Fenomeni elettrici
Due saette raffigurate nel cielo oscurato dai fumi indicano i fenomeni elettrici che si osservarono all’interno della colonna eruttiva:
[II, p. 151] “La scintilla elettrica si vedea serpeggiare in mezzo a quei nuvoloni di fumo”.
Fabio Forgione
