Vesuvio 1766 PIGONATI 1767 tav. I

Andrea PIGONATI, Descrizione delle ultime eruzioni del Monte Vesuvio : da’ 25 Marzo 1766 fino a’ 10 Dicembre dell’anno medesimo, Napoli, Stamperia Simoniana, 1767. Tavola I. Incisione su rame. Disegnatore: Andrea PIGONATI (D. And. Pigonati Inge. Militare Dise.). Incisore: Giuseppe (?) ALOJA (Aloja inc.).

L’associazione di pianta e spaccato, cioè sezione, rendono questa mappa un documento interessante ai fini della ricostruzione dello sviluppo lento e tardo (solo a partire dai primi decenni dell’Ottocento secondo Rudwick 1976, p. 159 and 166) delle mappe e delle sezioni geologiche. La sezione intende rappresentare la presunta profondità dei crateri e non ha ancora il senso stratigrafico delle più tarde sezioni geologiche. Tuttavia l’attività di Pigonati come ingegnere conferma il nesso tra genesi delle prime mappe e sezioni geologiche e ambiti pratici (in genere, in altri casi, quello dell’attività mineraria). Si confronti la tavola xxxvii nella Protogaea di Leibniz ( 1749).

Bibliografia. Su Pigonati: Lo Faro, 2006. Sulla eruzione del 1766: Imbò 1984 pp. 99-100; Lirer et al. 2005, pp. 54-55; Ricciardi 2009, pp. 378-82. Sulle mappe e le sezioni geologiche: Rudwick 1976; Dudich 1984; Taylor 1985; Oldroyd 2013.

TEORIE

Modello anatomico

Le voragini G, E ed M, rappresentate in pianta nella Fig. I, sono rappresentate nella Fig. II “in sezione”, secondo la modalità “anatomica” già applicata da Serao 1737 (citato da Pigonati) e da Kircher 1764-1765. I condotti G ed E sono poi descritti nel testo come se fossere il sistema respiratorio e digerente.

[p. vi, nota e] A me è riuscito osservare che sebbene la voragine (G) ed il monticello (E) (Tav. I fig. I . II) avessero comunicazione interna, pure a due uffizj diversi servissero. Il monticello (E) per ricevere l’aria ed espellerla, e la voragine (G) per mandar fuori la fusa materia: in fatti dopochè il monticello cacciava le pietre, e queste cadendo, la lava riceveva incremento di materia, porzione del fumo uscito dal monticello (E) rientrava in esso

MUTAMENTI OROGRAFICI

Emersione di nuovi coni

L’intesa attività stromboliana endocraterica del 1766 consentì a Pigonati e ad Hamilton di realizzare rappresentazioni efficaci della continua metamorfosi di forme, con la formazione e scomparsa di bocche e coni nell’arco di poco tempo. La situazione è efficacemente descritta in Hamilton, 1776, tav. IX.

[p. ii] Cominciò il monte a minacciare una eruzione fin dal dì 12. Gennajo di detto anno [1766] […] Era in quel tempo il piano superiore del monte di figura pressochè ellittica (Tav. I. Fig. I.II) […][p. iii] Nella parte occidentale di questo pianoro vedeasi una voragine (E) […e] col continuo scagliar delle pietre erasi cominciato a formare un monticello alto dal piano del cratere 20. piedi. Il continuo denso fumo […] non ci permise rintracciarne la profondità, con que’ mezzi usati da chi dottamente scrisse l’eruzione del 1737 [in nota cita Serao] […] [p. iv] […] il dì 12 [marzo] si aprì nel luogo [p. v] (G) una piccola voragine, donde fu vomitato poca quantità di lava […] Ma in questo giorno [28 marzo] dilatatasi l’apertura della voragine (G) fino a rompere il solido (X) che faceva argine alla lava nell’uscire dal cratere […] [p. xiii] Il dì 15 salendo sul monte osservai nel piano del cratere aperta una gran voragine (Tav. I Fig. I.II.) [dovrebbe essere la formazione indicata con “M”] […] donde ogni 6 minuti primi si alzavano delle ben grandi pietre accompagnate da fumo. Allora mi riuscì di misurarne la profondità, non solo con le maniere usate da’ Signori Serao, Martino, e la Torre ma [p. xiv] anche col mezzo della Geometria […].

MAPPE

La pianta del cratere è realizzata secondo criteri applicati alle mappe più generali della regione vesuviana.

Domenico Laurenza

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