Vesuvio, Campi Flegrei, Isole Pontine HAMILTON 1776 tav. non numerata

William HAMILTONCampi Phlegraei. Observations on the Volcanoes of the Two Sicilies,as they have been communicated to the Royal Society of London by Sir William Hamilton K. B. F. R. S. His Britannic Majesty’s envoy extraordinary, Napoli, Pietro FABRIS (editore nel senso di venditore esclusivo), Francesco MORELLI (stampatore) 1776. Tavola di grande formato in apertura del volume, pp. 5-6. Incisione su rame colorata a mano, cm. 46 x 64. Disegnatore: Pietro FABRIS. Incisore: Giuseppe GUERRA.

Sviluppo della mappa allegata, insieme a campioni di materiali vulcanici, alla lettera del 1770 di Hamilton alla Royal Society, pubblicata nel 1772 nelle Philosophical Transactions (vol. 61, pp. 1-47) (fig. 1). La nuova mappa include, a sinistra, il golfo di Gaeta con le isole di Ventotene e Ponza, di cui Hamilton ha direttamente verificato l’origine vulcanica (vedi Campi Phlegraei, tav. xxxiv). La nuova mappa pubblicata nel 1776, diversamente da quella del 1770-2, reca i nomi dei luoghi in italiano, oltre a presentare varie altre differenze. La linea puntinata, già presente nella versione del 1770, delimita l’area direttamente e meglio studiata da Hamilton. Essa, nel 1776, è estesa a comprendere le isole pontine. Unica tavola dei Campi Phlegraei a recare esplicitamente il nome dell’incisore, Giuseppe Guerra e unica ad essere una incisione su rame e non un’acquaforte.

Bibliografia. Sulle vicende editoriali e le tecniche esecutive dei Campi Plegraei: Knight 2000, in part. pp. 34-35; Jenkins and Sloan 1996, in part. 165-7; Wood 2006. Sulle mappe geologiche: Rudwick 1976 e 2005; Dudich 1984; Oldroyd 2013.

Immagine

Fig. 1

TEORIE

Teoria globale

Lo sguardo di Hamilton spazia ben oltre il Vesuvio e la mappa, che apre i Campi Phlegraei, costituisce una perfetta introduzione alla concezione del vulcanesimo come fenomeno regionale e, in prospettiva, globale, sviluppata da Hamilton nell’opera. Nella versione finale della mappa, pubblicata nei Campi Phlegraei e definita general map (p. 6), colori diversi indicano diversi materiali geologici. Scopo ultimo è dimostrare che, diversamente dai monti calcarei dell’entroterra, l’area campana più vicina alla costa venne modellata nel passato da fenomeni vulcanici analoghi a quelli osservabili all’epoca di Hamilton sul Vesuvio. Hamilton non fu in grado di seguire la coloritura a mano delle incisioni e infatti i colori, nei vari esemplari dell’opera, non sempre corrispondono.

By accompanying these remarks with a map of the country I describe and with specimens of different matters that compose the most remarkable spot of it, I do not doubt but that I shall convince you, as I am myself convinced, that the whole circuit (so far as I have examined) within the boundaries marked in the map, is wholly and totally the production of subterraneous fires, and that most probably the sea formerly reached the mountains that lie behind Capua and Caserta and are the continuation of the Appenines (p. 53).

MAPPE

Uno dei primi esempi di mappa “geologica”, nella quale i vari colori, già in uso con altro significato nella cartografia precedente, e altri particolari servono a differenziare diverse rocce e strutture geologiche, con evidente senso temporale oltre che distribuzionale.

Domenico Laurenza

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